31.12.06

L'officina del padre 

posted in voci - by Mariano per gentile concessione a LucaniArt

di Mariano Lizzadro

I fiori e l’odore di betulle
sulla strada di Betlemme
nell’officina del padre
si forgiano stampelle
di legno avvitate da chiodi
un bambino sussurrando chiede
dell’acqua ricevendo un colpo
sul naso e sangue per terra
presagio di un triste destino
annunziato da un angelo
tanta sofferenza e dolore
cominciati dalla filiazione
nell’officina del padre
di una giovane madre
con un vecchio falegname
povertà sacrifici stenti e fame
e subito in fuga verso l’Egitto
per salvarsi dall’infausto editto


(testo inedito)

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28.12.06

La mia religione 

posted in Voci - by Gina per gentile concessione a LucaniArt

di Gina Labriola

Era di odori e di suoni
la mia religione.

Ero forse io il bambino nudo
tra le braccia di Maria?

Mia madre era bella e bianca.
Vestita di chiffon azzurro
cercava in cielo messaggi di comete.

Tra le mani affusolate di mio padre
fioriva come un giglio
la penna stilografica.

e il pastore c’era davvero:
si chiamava Vincenzo
portava zoccoli di legno
suonava la zampogna
la pelle,
era quella della capra
che mi aveva dato il latte
munto davanti alla mia porta.

La paglia
era quella delle mie campagne,
il muschio era cresciuto
sulle querce di Vertunno.

In chiesa,
c’era odore d’incenso
di sudore e di formaggio.

La neve era vera
si ammucchiava sui tetti,
e mia nonna col vincotto
mi faceva il sorbetto.

Maria dalla faccia tonda
faceva soppressate di maiale
le asciugava al fumo,
ghirlande in prosa, sul camino,
mentre mia madre aspettava i Magi
neri su cavalli bianchi.

Natale di odori.
La frittura di anguille,
il capitone ed il mistero.

Natale di mia nonna
delle sue preghiere.
Mi addormentavo
al ritmo delle litanie.

Ha portato via, mia nonna,
nelle cocche del grembiule
che odorava di origano e di menta,
col significato delle sue preghiere,
tutta la mia religione.

Non cresce più il muschio
sulle querce di Vertunno
per il mio presepe
la paglia è di carta,
il bambino è di creta.

I cavalieri bianchi e neri di mia madre
si sono inabissati nella notte.
La cometa dei miei anni
ha ghirigori d’oro
ghirigori neri,
ma non splende in cielo
come quella sera.


(testo inedito)

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17.12.06

Gli zampognari 

posted in Voci -by Teresa per gentile concessione a LucaniArt

di Teresa Armenti
La magica e melodiosa atmosfera del Natale
Era il suono delle ciaramelle ad annunciare il Natale l’8 dicembre, giorno di preparazione del presepio. Era un suono dolce, melodioso. Veniva da lontano e, man mano che si avvicinava, diffondeva nell’aria un’atmosfera di magica attesa. Eccoli là, per strada: con il loro incedere lento, solenne, quasi sacerdotale, il cappello a larghe falde ben calcato sulla testa, il mantello nero, a ruota. Erano in due: uno suonava la zampogna, che teneva stretta stretta al petto, e l’altro l’accompagnava con il piffero, avanzando a passi più leggeri. Invitati, entravano e si fermavano davanti al presepio. I cappelli neri scomparivano ed apparivano i bianchi capelli. Le gote incavate si gonfiavano, le palpebre allungate si ritraevano, le rughe si avvicinavano, i baffi si drizzavano, il naso diventava ancora più rosso. Tutto il loro fiato andava a finire nel bianco otre che sprigionava un suono…di favola. Osservavamo, in religioso silenzio, i movimenti agili delle grosse dita, i pantaloni di fustagno, gli scarponi impregnati di sevo, che accennavano a passi di danza. Gli zampognari portavano con sé l’odore della montagna, che sapeva di resina e d’incenso. Essi ci avvolgevano nel loro ampio mantello, nel loro suono misterioso che andava diritto al cuore e non ci lasciava. Ci trasportavano in un mondo magico, dove regnava solo l’amore. Scomparivano d’incanto i bisticci, le amarezze, la solitudine. Prendeva posto la Speranza. Gli zampognari, dopo aver finito, si asciugavano con mossa repentina le labbra, che si aprivano a un sorriso natalizio, accettavano l’offerta, si rimettevano i cappelli e scomparivano, lasciandosi dietro l’eco delle loro note. Venivano dalla montagna. Erano pastori che, a dicembre, si trasformavano in suonatori, scendevano a piedi lungo i tratturi, attraversavano vie e vicoli, entravano nelle case, annunciavano a tutti il grande Evento con un semplice suono. Anche a Castelsaraceno, paese di pastori, c’erano gli zampognari. Erano in tanti. Acquistavano i “suoni”, come venivano chiamate le cornamuse, a Viggiano e li usavano non solo a Natale ma in ogni altra ricorrenza religiosa o civile, andando, nel mese di dicembre, anche nella zona ionica. L’ultimo zampognaro di Castelsaraceno, Prospero Iacovino, vecchietto arzillo, che si dedicava con maestria anche ad intagliare il legno, ha allietato i nostri Natali di dolce melodia. Ora le sue zampogne sono appese in un vecchio magazzino e soffrono di malinconia.

Teresa Armenti vive a Castelsaraceno (PZ). Studiosa di storia lucale ha pubblicato libri di poesia, narrativa e saggi. Collabora con i suoi interventi al progetto LucaniArt.

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8.12.06

Ho riti fermati alle tue parole 

posted in Voci -by Gigia per gentile concessione a LucaniArt

di Maria Luigia Iannotti

Ho riti fermati alle tue parole
un paio di scarpe che valgono tempo
capelli senza forma e moda
Astrazioni in accumuli di corpo
La fragola nel vaso
ha il sapore del verbo amare
ma non ha colpa
Il mio cercarti è cuore di volatile
sperduto
che batte e ribatte contro i vetri
corso dall'incontro
spezzato dall'urto
caduto nel fondo
della pupilla di un gatto


(testo inedito, 2003)

Maria Luigia Iannotti (Trecchina 1978) ha pubblicato Radici di vento (Ed. Il Coscile 2003) ed è uno dei collaboratori del progetto LucaniArt.

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