I miei morti di Jasenovac m’insegnano la storia
posted in Voci by Gennaro - per gentile concessione a LucaniArt
di Gennaro Grieco
(Canto zingaro per il 25 aprile)
di Gennaro Grieco
(Canto zingaro per il 25 aprile)
Proprio non ho tempo per le illusioni,
per distinguere il sogno dall’inganno,
piegarmi alle paure di ogni giorno;
proprio non ho tempo, perché i miei morti
di Jasenovac m’insegnano la storia
e sia io zingaro o bastardo del tempo
sono un uomo con un nome e una storia.
Davvero mi basterebbe assai poco
per guidare sulla via gli occhi stanchi,
restituirmi all’unico patrimonio
che è la vita; poco, poco io vi dico,
un pane solo da offrire ai miei figli
e una mano che la mano mi tenga
se male mi viene al calar degli anni,
una veste lisa per la mia sposa
e giusto un cielo aperto come casa,
un nome che in ogni luogo mi valga
e un’aria buona da insieme dividere
: fra uomini, siano essi inermi o bastardi
del tempo, siano essi zingari o santi.
Poco, come il tempo che ancora resta
per le illusioni, se ora il vento nuovo
non veste di speranza; non chiedo altro,
non chiedo altro, amici, e, queste parole,
con preghiera di porgerle domani
quando non ci sarò: per quelli a cui
hanno taciuto e i figli che verranno,
perché i miei morti di Jasenovac¹ ancora
insegnino la storia.
(25 aprile 1994)
1. A Jasenovac (Croazia) nel 1942 trovarono orribile morte decine di migliaia di zingari, trucidati nei campi di sterminio.
Testo vincitore della sezione internazionale (in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola) della I Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Amico Rom”, Lanciano (CH), 10 ottobre 1994.
Tratto dal volume di Gennaro Grieco, La vocazione e le idee, Venilia Editrice, Montemerlo (PD), 1995.
per distinguere il sogno dall’inganno,
piegarmi alle paure di ogni giorno;
proprio non ho tempo, perché i miei morti
di Jasenovac m’insegnano la storia
e sia io zingaro o bastardo del tempo
sono un uomo con un nome e una storia.
Davvero mi basterebbe assai poco
per guidare sulla via gli occhi stanchi,
restituirmi all’unico patrimonio
che è la vita; poco, poco io vi dico,
un pane solo da offrire ai miei figli
e una mano che la mano mi tenga
se male mi viene al calar degli anni,
una veste lisa per la mia sposa
e giusto un cielo aperto come casa,
un nome che in ogni luogo mi valga
e un’aria buona da insieme dividere
: fra uomini, siano essi inermi o bastardi
del tempo, siano essi zingari o santi.
Poco, come il tempo che ancora resta
per le illusioni, se ora il vento nuovo
non veste di speranza; non chiedo altro,
non chiedo altro, amici, e, queste parole,
con preghiera di porgerle domani
quando non ci sarò: per quelli a cui
hanno taciuto e i figli che verranno,
perché i miei morti di Jasenovac¹ ancora
insegnino la storia.
(25 aprile 1994)
1. A Jasenovac (Croazia) nel 1942 trovarono orribile morte decine di migliaia di zingari, trucidati nei campi di sterminio.
Testo vincitore della sezione internazionale (in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola) della I Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Amico Rom”, Lanciano (CH), 10 ottobre 1994.
Tratto dal volume di Gennaro Grieco, La vocazione e le idee, Venilia Editrice, Montemerlo (PD), 1995.
Il sito di Gennaro Grieco è all'indirizzo www.gennarogrieco.it
Etichette: gennaro grieco, poesia
1 Comments:
E' commovente la bellezza di questo testo. Grazie Gennaro della tua presenza. Sempre. Mapi
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