24.4.07

I miei morti di Jasenovac m’insegnano la storia 

posted in Voci by Gennaro - per gentile concessione a LucaniArt

di Gennaro Grieco

(Canto zingaro per il 25 aprile)

Proprio non ho tempo per le illusioni,
per distinguere il sogno dall’inganno,
piegarmi alle paure di ogni giorno;
proprio non ho tempo, perché i miei morti
di Jasenovac m’insegnano la storia
e sia io zingaro o bastardo del tempo
sono un uomo con un nome e una storia.

Davvero mi basterebbe assai poco
per guidare sulla via gli occhi stanchi,
restituirmi all’unico patrimonio
che è la vita; poco, poco io vi dico,
un pane solo da offrire ai miei figli
e una mano che la mano mi tenga
se male mi viene al calar degli anni,
una veste lisa per la mia sposa
e giusto un cielo aperto come casa,
un nome che in ogni luogo mi valga
e un’aria buona da insieme dividere
: fra uomini, siano essi inermi o bastardi
del tempo, siano essi zingari o santi.

Poco, come il tempo che ancora resta
per le illusioni, se ora il vento nuovo
non veste di speranza; non chiedo altro,
non chiedo altro, amici, e, queste parole,
con preghiera di porgerle domani
quando non ci sarò: per quelli a cui
hanno taciuto e i figli che verranno,
perché i miei morti di Jasenovac¹ ancora
insegnino la storia.

(25 aprile 1994)

1. A Jasenovac (Croazia) nel 1942 trovarono orribile morte decine di migliaia di zingari, trucidati nei campi di sterminio.

Testo vincitore della sezione internazionale (in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola) della I Edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Amico Rom”, Lanciano (CH), 10 ottobre 1994.
Tratto dal volume di Gennaro Grieco, La vocazione e le idee, Venilia Editrice, Montemerlo (PD), 1995.
Il sito di Gennaro Grieco è all'indirizzo www.gennarogrieco.it

Etichette: ,

20.4.07

'Mbruoglio 'i cipuddine paisane 

poested in Voci by Teresa - per gentile concessione a LucaniArt

di Teresa Armenti

Simu proprio ‘nda nu ‘mbroglio
‘i cipuddine.
‘A terra é rivutata
ra sotto a sopa,
ra capo ‘mberi,
ra restra a manca.
‘A povera MARGHERITA
C’è capitata ‘menzo.
Chi ‘a tira ra nu verso
e chi ra n’ato
e chi ‘a lassa ‘ndrungo.

‘A CERZA granne,
ca rosa a li peri,
scafata atturno atturno,
avi li rariche ca essono ra fora.
‘Nda ‘na iaccatura ‘menzo,
c’è nu niro ca cova.

‘A bella ROSA rossa
é guardata a vista
ra li portatori ‘i VALORI.

E ‘u GADDO canta ra matina
“FORZA! FORZA! Amici mei,
ch’ama coglie li cipuddine”.

Imbroglio di cipolline paesane. Ci troviamo proprio in un imbroglio di cipolline./ La terra è rivoltata sottosopra/ dalla testa ai piedi/da destra a sinistra/. La povera Margherita ci è capitata in mezzo/ Chi la tira da una parte/chi dall’altra/e chi la lascia all’improvviso/La quercia grande con la rosa ai piedi/ scavata in giro/ha le radici che escono fuori/Nella spaccatura in mezzo/ c’è un nido che cova/. La bella Rosa rossa è guardata a vista dai portatori di Valori/ E il Gallo canta dalla mattina ”Forza! Forza!, amici miei/ perché dobbiamo raccogliere le cipolline”

'Mbruoglio 'i cipuddine paisane e’ stata scritta, con un pizzico di ironia, in occasione delle consultazioni elettorali amministrative del 27/28 maggio 2007, per la formazione delle liste in un piccolo paese del Sud Italia. Non c’è accordo tra i partiti; c’è solo tanta confusione. Nessuno vuole cedere (Teresa Armenti)

Etichette: ,

13.4.07

Stanza 217: non disturbare (1) 

posted in Voci -by Luc Faccenda per gentile concessione a LucaniArt
di Mauro Savino

E’ il 26 Gennaio del 1967. E’ sera. Non siamo a Miami. Non c’è nessun Re Lucertola in declino con la barba e strafatto come e più del solito. No non siamo a Miami. Non ci sarà nessun processo per oscenità. Nessuna fuga a Parigi e niente vasche da bagno, vere o presunte. No. Siamo in Italia. Quella che ascolta i Beatles e i Rolling Stones ma che non manca di apprezzare brani di zombie (già 40 anni fa!) come Orietta Berti e testi pseudo-made in Berkley: quella che motteggia e incita al cambiamento così tanto per fare. E in fondo non ci sarebbe poi tanto da ridire se non fosse che certe cose finiscono poi per rappresentare il “meglio” della canzone italiana nella più importante manifestazione ad essa dedicata. 26 Gennaio dunque. Un ragazzo di nemmeno trent’anni si imbottisce di pronox dietro le quinte, dopo essersi scolato un’intera bottiglia di grappa. E’ sudato, tremante, ha gli occhi spenti e fissi, la sua voce è calante e lontana dal sassofono di cui è impastata, stona, non va a tempo. Canta malissimo. Non canterà mai più. L’allora direttore di Radiocorriere, Ugo Zarattin ripesca Pettenati e la giuria manda in finale “Io tu e le rose”: Italietta in action…26 Gennaio 1997. Un ragazzo riccioluto e maldestro alla guida chiede e ottiene dal padre che gli lasci prendere la macchina. Ma non è a far bella mostra della macchina di papà che sta andando. E’ in un piccolo negozio di musica, che sta andando. Ha messo da parte i soldi per una cassetta. Un cantante italiano…fine anni 60…diverso…suicida. La macchina ha lo stereo a cassette. Così potrà passare la serata in compagnia del suo nuovo eroe. Se ne va in un vicolo e comincia ad ascoltare…era proprio come se lo aspettava. Tanta. Troppa verità. E tutta in una volta. E alla fine si ritrova davanti la copertina di una cassetta bagnata e due occhi neri e intensi che guardano di lato.Il ragazzo offrì la sua amicizia al cantante.E da allora, nelle sere di maggio – dicono – se ne va da solo cantando le sue canzoni.
(Luigi Tenco - disegno a matita di Mauro Savino)

Il blog di Mauro Savino all'indirizzo http://www.maurosavino.blogspot.com/

Etichette: ,

4.4.07

Come giovinezza 

posted in Voci -by Rocco per gentile concessione a LucaniArt

di Rocco Erario

Lenta agonia
come neve all'ombra,
come ombra di neve.

Raggi glaciali
di un fuoco bagnato,
scaldano pietre roventi.

Ad ogni trillo
un sussulto;
per ogni verbo
un colpo.

Sarei dovuto andare
quando chiamarono.
Sarei dovuto andare!

I sassi non rotolano
senza aver scarpate;
le libellule non fuggono
senza ali spiegate
e non viene mai notte
senza che giorno non affoghi.

Quando il mare ingoia il sole
brilla di luce riflessa:
s'infiamma,
s'impenna
e smorza il suo canto,
e s'annega
toccando terra:
come spuma,
come brina,come giovinezza.


*

Rocco Erario è nato a Potenza ventinove anni fa, ha vissuto a Cancellara fino all'età di vent'anni per poi frequentare la Sapienza di Roma e trasferirsi a Milano, dove vive, per studiare musica. Ha conseguito un diploma di maestro di chitarra elettrica, solfeggio, teoria, armonia e musica d'insieme.

Etichette: ,

Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile