17.12.06

Gli zampognari 

posted in Voci -by Teresa per gentile concessione a LucaniArt

di Teresa Armenti
La magica e melodiosa atmosfera del Natale
Era il suono delle ciaramelle ad annunciare il Natale l’8 dicembre, giorno di preparazione del presepio. Era un suono dolce, melodioso. Veniva da lontano e, man mano che si avvicinava, diffondeva nell’aria un’atmosfera di magica attesa. Eccoli là, per strada: con il loro incedere lento, solenne, quasi sacerdotale, il cappello a larghe falde ben calcato sulla testa, il mantello nero, a ruota. Erano in due: uno suonava la zampogna, che teneva stretta stretta al petto, e l’altro l’accompagnava con il piffero, avanzando a passi più leggeri. Invitati, entravano e si fermavano davanti al presepio. I cappelli neri scomparivano ed apparivano i bianchi capelli. Le gote incavate si gonfiavano, le palpebre allungate si ritraevano, le rughe si avvicinavano, i baffi si drizzavano, il naso diventava ancora più rosso. Tutto il loro fiato andava a finire nel bianco otre che sprigionava un suono…di favola. Osservavamo, in religioso silenzio, i movimenti agili delle grosse dita, i pantaloni di fustagno, gli scarponi impregnati di sevo, che accennavano a passi di danza. Gli zampognari portavano con sé l’odore della montagna, che sapeva di resina e d’incenso. Essi ci avvolgevano nel loro ampio mantello, nel loro suono misterioso che andava diritto al cuore e non ci lasciava. Ci trasportavano in un mondo magico, dove regnava solo l’amore. Scomparivano d’incanto i bisticci, le amarezze, la solitudine. Prendeva posto la Speranza. Gli zampognari, dopo aver finito, si asciugavano con mossa repentina le labbra, che si aprivano a un sorriso natalizio, accettavano l’offerta, si rimettevano i cappelli e scomparivano, lasciandosi dietro l’eco delle loro note. Venivano dalla montagna. Erano pastori che, a dicembre, si trasformavano in suonatori, scendevano a piedi lungo i tratturi, attraversavano vie e vicoli, entravano nelle case, annunciavano a tutti il grande Evento con un semplice suono. Anche a Castelsaraceno, paese di pastori, c’erano gli zampognari. Erano in tanti. Acquistavano i “suoni”, come venivano chiamate le cornamuse, a Viggiano e li usavano non solo a Natale ma in ogni altra ricorrenza religiosa o civile, andando, nel mese di dicembre, anche nella zona ionica. L’ultimo zampognaro di Castelsaraceno, Prospero Iacovino, vecchietto arzillo, che si dedicava con maestria anche ad intagliare il legno, ha allietato i nostri Natali di dolce melodia. Ora le sue zampogne sono appese in un vecchio magazzino e soffrono di malinconia.

Teresa Armenti vive a Castelsaraceno (PZ). Studiosa di storia lucale ha pubblicato libri di poesia, narrativa e saggi. Collabora con i suoi interventi al progetto LucaniArt.

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